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Clandestinus

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"Nella sua opera i clandestini sono al centro di una riflessione che attraversa sì l'attualità dei rifiuti, dei respingimenti, della diffidenza, ma che diventa esistenziale, ontologica. Già, i clandestini di Gulino sono quelli del Messico e della Libia, sono i passeggeri dei barconi ormai bloccati già alla partenza, ma sono anche quelli che attraversano la vita. I non allineati, i ribelli." (Laura Anello, Quegli emarginati dell'esistenza in Giornale di Sicilia, luglio 2011)

"Dalla sua piccola finestra su un mondo troppo grande, Gulino osserva il mare lambire la terra, le isole inabissarsi insieme agli uomini, vivendo sulla sua pelle la sofferenza di chi attraversa i nostri mari in cerca di una vita possibile, di quanti sono chiamati clandestini come ladri del giorno, sans papiers e quindi per questo senza licenza di esseri umani. Ecco che allora deve intervenire l'arte, a trasformare il fumo in ali, i contorti cimiteri di barche nei solchi piani della memoria, eternizzata attraverso la pittura". (Valentina Di Miceli in Catalogo della mostra Ecce clandestinus, 2010)

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